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Piano, Solo.
(di Grazia Bordoni)
© tutti i diritti riservati
Articolo presentato dall'autrice in occasione del 1° Simposio Astrologico Varesino
6 Aprile 2008, Palazzina della Cultura, Varese.
Nell’autunno del 2007 è uscito nei cinema italiani il bel film di Riccardo Milani, Piano, solo, con Kim Rossi Stuart nel ruolo del protagonista. Vi si racconta la storia di Luca Flores, geniale pianista jazz, dalla vita breve e sfortunata. L’intenso film di Milani ha scatenato in me il desiderio di saperne di più del personaggio così mi sono procurata il libro di Valter Veltroni, Il disco del mondo, da cui il film è stato tratto. E anche un cd con le musiche di Luca Flores, in particolare l’ultima composizione How far can you fly?. Ma non mi bastava, volevo anche i suoi dati per indagare nella vicenda con la lente d’ingrandimento dell’astrologia. Quando da Palermo mi è arrivato l’estratto di nascita richiesto, mi sono precipitata al computer per esaminare il tema natale di Luca Flores.Sono rimasta a bocca aperta.
Perché è un tema esagerato, dove tutto è espresso e indicato con una precisione da manuale, con una platealità quasi fastidiosa per lo studioso abituato a decifrare magari con fatica i simboli astrologici per venire a capo di personalità, situazioni, accadimenti. Qui invece è tutto scritto a lettere maiuscole, con un’evidenza sconcertante. Sembra che alcuni destini siano scritti con una chiarezza e con una forza che non ritroviamo altrove. Davvero sconcertante. La domanda da un milione di euro, a questo punto, è perché non sia così per tutti i temi astrali.
Luca Flores nasce a Palermo, dove la famiglia si trovava per le esigenze di lavoro del padre che era geologo. E’ l’ultimo di quattro fratelli. Poco dopo la famiglia si trasferisce in Africa, in Mozambico. E qui si verifica il primo evento traumatico, destinato a pesare come un macigno sulla sua vita. Il 9 ottobre 1964 la madre Iolanda muore in un incidente d’auto. Anche Luca e la sorella Barbara sono nella vettura che esce di strada per lo scoppio di un pneumatico, ma restano illesi. La sera prima Luca era stato castigato dalla mamma che non gli aveva dato il bacio della buona notte. Il giorno dell’incidente la mamma lo stava portando dal dentista. Il bambino, fragile e ipersensibile, associa questi due fatti alla morte della mamma e se ne sente responsabile.
Guardiamo la carta del cielo. Il Sole è in Bilancia, domicilio di Venere. L’ascendente è in Pesci, segno in cui Venere si esalta. La Luna è in esaltazione in Toro, altro domicilio di Venere, e per giunta nel secondo campo, corrispondente ancora al segno del Toro. Venere è indubbiamente il pianeta più importante di tutto il tema e la sua importanza è ancora accresciuta dalla congiunzione con Giove e soprattutto dalla posizione nel settimo campo, che corrisponde ancora al segno della Bilancia: in questo tema Venere governa sia il Sole, che l’ascendente che la Luna. Non ricordo di aver mai trovato una combinazione talmente potente, talmente esagerata! Venere è simbolo di creatività, di talento artistico e in questo tema ce n’è da vendere: basti osservare la congiunzione di Nettuno con il Sole e la sua opposizione alla Luna (gli aspetti dissonanti Nettuno-Luna sono molto frequenti negli artisti a significare una sensibilità spesso esasperata). Ma Venere è soprattutto amore.
E’ evidente dunque che per Luca Flores il sentimento, gli affetti, l’amore insomma sono la cosa più importante della sua vita. Venere però riceve una durissima opposizione da Marte nel primo campo: gli affetti sembrano destinati a ricevere una serie di aggressioni che lasceranno un segno profondo nel suo cuore. E la prima aggressione è proprio la morte della madre, evento tremendo per qualsiasi bambino, devastante per lui. La Luna nel secondo campo riceve la netta quadratura di Urano e in qualsiasi manuale si può leggere che questo aspetto sta talvolta a indicare una brusca separazione dalla madre. Ma la Luna è anche in opposizione a Nettuno e al Sole e questa opposizione va a scaricarsi su Plutone nel sesto campo che diventa così un Punto di Talete. E Plutone, sappiamo bene, è potenza creativa, ma anche distruttiva e spesso autodistruttiva. Incomincia proprio in questo momento il lungo e sofferto cammino che porterà Luca al suicidio. Del resto, al momento della morte della madre è proprio Plutone che sta transitando in congiunzione a Venere radicale, dando quindi un primo potente colpo distruttivo al suo mondo affettivo. Sempre in quel momento Urano transita all’opposizione esatta di Marte, esprimendo così l’evento dirompente, improvviso, imprevisto e traumatico che segna il bambino per sempre. Straordinariamente precisa anche la Rivoluzione Solare di quell’anno: l’ascendente di Rivoluzione è nel segno del Sagittario e Giove, governatore del Sagittario, è nel quarto campo-famiglia, al quadrato del nodo lunare-destino. Ribadisce il concetto la Luna nel dodicesimo campo-prove della vita al quadrato secco di Urano nel nono-lontano.
Nel periodo immediatamente successivo alla morte della madre Luca soffre molto di solitudine. Il padre viene trasferito in Portogallo e preferisce che i figli più grandi vadano a studiare in collegi all’estero. Anche Barbara, la sorella di poco maggiore, la sua compagna di giochi, va a studiare altrove. Da notare, per comprendere l’importanza della separazione dai fratelli, che la terza casa-fratelli è in Toro, il che ci riporta ancora a Venere. Non solo, Mercurio-fratelli è in Bilancia e nel settimo campo, ed è doppiamente governato da Venere. Per inciso, non dimentichiamo che la Bilancia è il segno legato al mito dell’unione e che le separazioni sono sempre molto difficili da accettare per chiunque abbia forti valori Bilancia nel proprio tema.
Il ragazzo segue il padre in giro per il mondo. Solo nel 1973 Luca può contare su una fissa dimora a Firenze. Si diploma al Conservatorio suscitando grande impressione sugli insegnanti che lo devono giudicare. Quasi subito viene contattato da altri giovani musicisti che lo avviano al jazz. Sono anni pieni, anche belli. Luca dipinge molto, la sua carriera nel jazz è in costante crescita: nel 1984 incide il primo disco, va persino in tourné con Chet Baker. Conosce una ragazza, Cinzia, di cui si innamora e con cui va a vivere. Ma Luca è un introverso, ombroso, spesso geloso. La relazione è tormentata, si trascina fino all’epilogo: quando Cinzia resta incinta, Luca mette in dubbio la sua paternità e la ragazza lo lascia.
La fine della storia d’amore è ovviamente devastante e i transiti di quel momento sono eloquenti: Plutone transita in opposizione alla Luna, Urano è al quadrato di Giove nel settimo campo, Saturno è al quadrato di Venere (sempre lei!) nel settimo campo e Giove si oppone al Sole. Peggio di così… In ottobre Luca ha la prima crisi psicotica durante la quale sfascia tutti i mobili di casa.
Nella Rivoluzione Solare di quell’anno l’ascendente annuale è in Vergine(nel settimo campo radicale!) e Mercurio, che lo governa, è in Scorpione congiunto a Venere. La Luna, equilibrio psichico, è nel primo campo, congiunta a Marte, al quadrato largo con Nettuno nel quarto.
Nel maggio dell’anno successivo muore Chet Baker e Luca si convince di averlo ucciso con una scala in mi. Siamo ormai al punto di non ritorno. I familiari chiedono l’aiuto della medicina. Incominciano i ricoveri. Sono anni di alti e bassi in cui alternano momenti di tranquillità a eccessi d’ira e scatti di aggressività. A poco a poco l’aggressività implode e Luca diventa autodistruttivo. Nell’ottobre del 1991 si taglia i polpastrelli e il tendine di una mano. Successivamente si ferisce con un cacciavite in un orecchio. Il suo personale calvario lo porta a entrare e uscire dagli ospedali psichiatrici, dove viene sottoposto anche a elettroshock nel tentativo di curarlo.
La situazione si assesta su parametri tragici: per vivere un’esistenza più o meno normale, Luca deve assumere psicofarmaci. Se assume psicofarmaci non riesce più a suonare. Se vuole comporre e suonare deve sospendere le medicine e rischiare le crisi di follia.
Plutone nel sesto campo, Punto di Talete che scarica l’opposizione tra Nettuno e la Luna, Urano ancora nel sesto campo, al quadrato di Luna e di Nettuno, diventano emblematici. La normalità richiede come prezzo da pagare la rinuncia alla creatività, alla musica, al piano.
Il 19 marzo del 1995 Luca incide la sua ultima composizione How far can you fly?. Forse capisce di non poter più volare. Ma rinunciare a Venere, cancellare l’amore per la musica, vuol dire anche cancellare qualsiasi altra cosa, cancellare la vita stessa. E il 29 marzo 1995 si suicida.
Plutone transitava a 0° di Sagittario, congiunto a Saturno radicale nel nono campo (l’impossibilità volare lontano!) e al quadrato dell’ascendente e di Plutone radix. Nettuno transitava a 25° di Capricorno e Urano era a 29°: insieme sono al quadrato del Sole radicale a 27° di Bilancia. Saturno transita a 18° di Pesci, vale a dire in opposizione a Venere. Giove transita a 15° di Sagittario, al quadrato di Venere e di Marte, e persino il nodo lunare sta transitando a 6° di Scorpione, in opposizione alla Luna.
Nella Rivoluzione solare di quell’anno troviamo l’ascendente annuale in Gemelli (nel quarto campo radicale) e Mercurio che lo governa è nel quinto campo, congiunto al Sole. Nel sesto campo, quella della normalità, troviamo Plutone, Giove, il nodo lunare e soprattutto lei, Venere, la scelta obbligata che Luca compie. Paga il prezzo che deve pagare, paga fino in fondo e rinuncia a tutto. Anche alla vita.
Grazia Bordoni, 2007
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Modulazioni fino all’ultima nota
(di Tom Crisci)
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Commento musicale su Luca Flores presentato in occasione del 1° Simposio Astrologico Varesino
6 Aprile 2008, Palazzina della Cultura, Varese.
Modulazioni sonore che appaiono e scompaiono come luci nella notte, accordi che si sovrappongono simili ai colori di un quadro, scale di note che si rincorrono ora allegre, ora nervose, ora tristi in una totale libertà espressiva ed armonica: tutto questo è jazz.
E questa magia è stata espressa, in modo assolutamente personale e irripetibile da Luca Flores, una magia che è nata, come succede nei grandi artisti, a seguito di travagli interiori, di una profonda e continua crisi esistenziale e di una sconfinata sensibilità.
In tutta l’opera del musicista si evince un “cocktail” di estasi, di giocosità e allo stesso tempo di una muta disperazione, della ricerca di un “qualcosa”. Qualcosa che forse è andato irrimediabilmente perduto.
Probabilmente l’album più emblematico della sua esplorazione sonora e del suo tormento interiore è proprio l’ultimo: “For Those I Never Knew”.
Il titolo fa pensare ad una sorta di “regalo” elargito a tutto il mondo, a tutte le persone che non aveva mai conosciuto e, come tutti i migliori doni, è minimalista e semplice: “piano, solo” appunto.
Ed in effetti, eccettuata una brevissima e suggestiva parte vocale nel brano “Kaleidoscopic Stars”, nel disco sentiamo solo Luca Flores e le note del suo pianoforte: note struggenti come quelle che si possono ascoltare in “Coincidenze”, solari e giocose come in “Max 2 Supersoul”, dal sapore più squisitamente jazz come nella affascinante “My Ideal”, brano dalle modulazioni assai ricercate. Ci sono anche momenti con una punta di angoscia, come si percepisce in “Leaving”, brano vellutato e malinconico.
Ma il pezzo che veramente colpisce come un pugno al primo ascolto è quello che apre l’album: “How far can you fly?". Come suggerisce implicitamente il titolo, sembra veramente un volo verso meandri interiori e l'impressione che si ha è proprio quella di un volo lontano senza ritorno. La musica è malinconica, ma allo stesso tempo intensa, senza troppi fronzoli, essenziale, cattura subito l'attenzione con un’atmosfera da brivido, sognante, con quel timido tema che inizia accompagnato da uno strisciante DO minore e tutte le sue successive modulazioni tipiche dell’armonizzazione jazz.
Ma qui non si tratta più di jazz, nel senso più comune del termine.
Con “How far can you Fly?” l’artista ha composto una sorta di monologo interiore musicale dove il tempo sembra essersi fermato, dove ogni istante sembra eterno, ha giocato alla “roulette russa” con sé stesso, ha fatto una scommessa dove ha messo in gioco la sua vita tormentata. E forse è davvero volato lontano, in qualche posto migliore.
Tom Crisci, 21-11-2007
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